Ampliata l’interpretazione della Legge 104: non solo assistenza diretta, ma anche attività accessorie per un’assistenza efficace

La recente Ordinanza della Corte di Cassazione n. 1227 del 17 gennaio 2024 ha introdotto un’importante interpretazione in materia di permessi lavorativi ex Legge 104, stabilendo nuovi parametri per la valutazione del loro corretto utilizzo. La pronuncia risulta particolarmente significativa poiché afferma che non costituisce abuso lo svolgimento di attività complementari e accessorie all’assistenza del familiare disabile durante le ore di permesso.

La Legge 104 rappresenta uno strumento fondamentale per l’inclusione sociale, offrendo agevolazioni fiscali, permessi lavorativi e accesso privilegiato ai servizi sanitari e assistenziali a tutela dei diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari. La giurisprudenza in materia si è notevolmente arricchita nel tempo, principalmente a causa di controversie tra datori di lavoro e dipendenti riguardanti presunti abusi dei permessi.

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha ribaltato una sentenza di secondo grado, dichiarando illegittimo il licenziamento di un dipendente che, durante le ore di permesso, aveva effettuato acquisti e svolto attività accessorie alla cura del familiare disabile. La Corte ha stabilito che, per valutare il corretto utilizzo dei permessi, occorre considerare non solo il criterio quantitativo ma anche quello qualitativo dell’assistenza prestata.

Di particolare rilevanza è il principio secondo cui risultano conformi alla legge anche le attività correlate, quali:

  • Acquisto di generi alimentari e bevande
  • Acquisto dei medicinali
  • Acquisto di prodotti per l’igiene personale
  • Accompagnamento a visite mediche
  • Spostamenti necessari per raggiungere l’abitazione del disabile

Come espressamente indicato nell’ordinanza: “Va tenuto conto non soltanto delle prestazioni di assistenza diretta alla persona disabile, ma anche di tutte le attività complementari ed accessorie, comunque necessarie per rendere l’assistenza fruttuosa ed utile, nel prevalente interesse del disabile avuto di mira dal legislatore.”

La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello che, in diversa composizione, dovrà pronunciarsi nuovamente tenendo conto delle indicazioni fornite dalla Cassazione. Nonostante il dipendente sia attualmente in pensione, mantiene il diritto di richiedere il risarcimento per le differenze retributive non percepite a causa del licenziamento illegittimo.

La sentenza della Cassazione rappresenta un importante passo avanti nell’interpretazione della Legge 104, confermando l’importanza di un’analisi contestualizzata e flessibile delle situazioni concrete, al fine di garantire una tutela effettiva dei diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari.

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