La recente sentenza di Milano assolve le insegnanti per la morte del piccolo Leonardo, puntando sulla responsabilità della bidella
La tragedia del piccolo Leonardo, morto a soli cinque anni dopo una caduta nella tromba delle scale della scuola Pirelli di Milano nel 2019, ha riportato drammaticamente al centro dell’attenzione il tema della sicurezza scolastica. La recente sentenza del Tribunale di Milano ha assolto le due insegnanti accusate di concorso in omicidio colposo, attribuendo la responsabilità diretta alla bidella incaricata di vigilare sul bambino. Tuttavia, il caso evidenzia problematiche sistemiche: da un lato, la mancanza di una chiara organizzazione e di adeguate disposizioni sulla sorveglianza; dall’altro, la grave carenza di personale ATA, aggravata da politiche che anziché potenziare i servizi scolastici, continuano a tagliarli. Un esempio lampante è rappresentato dalla manovra finanziaria del 2025, che prevede la riduzione di 2.174 posti di lavoro ATA, un provvedimento che rischia di mettere ulteriormente a rischio la sicurezza degli alunni.
La tragedia e la sentenza: cosa è successo
Leonardo morì il 18 ottobre 2019, dopo essere precipitato per tre piani dalla tromba delle scale della scuola Pirelli. Il bambino si trovava da solo nel corridoio mentre tornava dal bagno, senza alcuna supervisione. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe salito su una sedia con rotelle lasciata incustodita nei pressi della ringhiera. Sportosi per ascoltare delle voci provenienti dal piano inferiore, perse l’equilibrio e cadde nel vuoto. Nonostante i soccorsi immediati e i tentativi disperati dell’ospedale Niguarda, Leonardo morì pochi giorni dopo a causa delle gravi lesioni riportate. Le indagini hanno evidenziato gravi negligenze, la bidella responsabile della sorveglianza non si trovava nella zona assegnata e stava utilizzando il cellulare per motivi personali. Le due insegnanti in aula non verificarono l’assenza della collaboratrice scolastica e non accompagnarono il bambino, nonostante fossero presenti entrambe in classe. Secondo il pubblico ministero, queste mancanze rappresentano un quadro di “negligenza, imprudenza e inosservanza delle norme di sicurezza”. Tuttavia, il Tribunale ha deciso per l’assoluzione delle insegnanti, ritenendo che la responsabilità diretta fosse della bidella, che aveva “una posizione di garanzia” rispetto al bambino. Dopo anni di processo, il Tribunale di Milano assolvendo le due insegnanti imputate, dichiarando che “il fatto non costituisce reato”, ha chiarito che la sorveglianza sul bambino, in quel momento, era formalmente affidata alla collaboratrice scolastica. La bidella quindi, ritenuta l’unica responsabile, aveva già patteggiato una condanna a due anni di reclusione in primo grado, ammettendo proprio di non aver garantito la vigilanza necessaria. Questa vicenda ha acceso i riflettori su una questione fondamentale: il ruolo cruciale della sorveglianza nelle scuole, affidata sempre più spesso a un personale ATA ridotto all’osso, mal distribuito e oberato di compiti.
La sorveglianza: un diritto prioritario
Il CCNL stabilisce con chiarezza che la sorveglianza degli alunni è un compito prioritario, che deve prevalere su qualsiasi altra attività svolta dai Cs in servizio, ricordiamo anche che qualsiasi attività non ordinaria proprio per salvaguardare sicurezza e lavoratore, deve essere documentato sempre tramite ordine di servizio scritto, che formalizzano e tracciano le responsabilità di ciascuno. Nel caso di Leonardo, la mancata vigilanza diretta ha dimostrato come, senza un’organizzazione chiara e risorse adeguate, anche i compiti più cruciali possano essere eseguiti in modo inefficace, con conseguenze drammatiche.
Un sistema sotto pressione: carenza di personale ATA
Purtroppo siamo stati abituati ai continui tagli e negli ultimi anni, i collaboratori scolastici sono stati ridotti progressivamente, nonostante il crescente aumento delle responsabilità a loro affidate anche dal recente CCNL. Negli ultimi dieci anni il personale ATA è diminuito di oltre il 20%, lasciando scoperti interi plessi scolastici. La situazione è destinata a peggiorare: la manovra finanziaria del 2025 prevede ulteriori 2.174 tagli al personale ATA, un numero che colpirà in particolare scuole già in difficoltà per mancanza di collaboratori. Questa decisione politica rischia di mettere ancora più a rischio la sicurezza degli alunni. Come sottolineato dalla UIL Scuola: “Senza un numero adeguato di collaboratori scolastici, la vigilanza sugli alunni diventa impossibile. Le scuole non possono funzionare in sicurezza se i collaboratori sono costretti a occuparsi di tutto: sorveglianza, pulizie, assistenza agli alunni con disabilità e altre mansioni.”
La riduzione del personale ATA non è solo un problema organizzativo, ma una precisa scelta politica che negli ultimi anni ha aggravato la situazione. A fronte di eventi tragici come quello di Leonardo, ci si sarebbe aspettati un’inversione di rotta con un potenziamento degli organici e maggiori risorse per la sicurezza scolastica. Invece, le scelte recenti dimostrano una tendenza opposta. Le scuole, già in difficoltà per rispettare gli standard di sicurezza previsti dal Decreto Legislativo 81/2008, si trovano costrette a fare i conti con edifici obsoleti e personale insufficiente. Un’indagine di Cittadinanzattiva ha rivelato che il 40% delle scuole italiane presenta gravi criticità strutturali, mentre il 50% non dispone di sistemi di sicurezza adeguati. In questo contesto, tagliare ulteriormente le risorse per il personale rappresenta un rischio inaccettabile.
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