Un’analisi sui corsi di specializzazione promossi dall’INDIRE, le polemiche sui TFA conseguiti all’estero e le prospettive per il sistema scolastico italiano.

Un sistema in trasformazione

La formazione degli insegnanti di sostegno rappresenta una delle sfide più urgenti e complesse per il sistema scolastico italiano. Per rispondere alla crescente domanda di docenti qualificati, il Decreto-Legge n. 71/2024 ha introdotto i percorsi INDIRE, un nuovo strumento pensato per formare entro il 2025 un numero adeguato di insegnanti specializzati, ridurre il precariato e garantire una preparazione mirata per supportare gli alunni con disabilità.

Questi percorsi si rivolgono principalmente a due categorie di docenti: coloro che hanno accumulato almeno tre anni di servizio e coloro che hanno conseguito la specializzazione sul sostegno all’estero. Tuttavia, il loro avvio effettivo richiede ancora l’emanazione di decreti attuativi da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito, che definiranno i dettagli del profilo del docente specializzato, i contenuti dei corsi (almeno 30 CFU), i costi e i criteri per l’accesso.

Negli ultimi anni, la formazione dei docenti di sostegno, dai percorsi storici della Scuola di Specializzazione all’Insegnamento Secondario (SSIS) al Tirocinio Formativo Attivo (TFA) e fino ai più recenti corsi INDIRE, il panorama educativo è in continua evoluzione, suscitando ampi dibattiti.

In questo scenario, la necessità di rispondere al crescente fabbisogno di docenti specializzati si intreccia con le polemiche su durata, qualità e legittimità dei percorsi formativi, sollevando interrogativi sul futuro dell’inclusione scolastica in Italia.

Il percorso della SSIS, attivo dal 1999 al 2009, rappresentava un modello formativo rigoroso e completo, della durata di due anni, incentrato su una preparazione teorica e pratica per i futuri insegnanti. La sua sostituzione con il TFA nel 2012 portò a una razionalizzazione dei tempi, ma non incontrò particolari opposizioni grazie al mantenimento di alti standard qualitativi.

Tuttavia, l’evoluzione del TFA non è stata sufficiente a rispondere alle crescenti esigenze della scuola italiana, in particolare nel campo del sostegno. La carenza di docenti specializzati ha spinto molti aspiranti a rivolgersi a percorsi formativi all’estero, generando un ulteriore nodo critico nella regolamentazione del sistema.

Il bisogno di soluzioni tempestive

Secondo il Ministero dell’Istruzione, il fabbisogno di docenti di sostegno è sempre più pressante, con una carenza annua stimata di circa 70.000 insegnanti. La risposta non può limitarsi a nuovi percorsi formativi, ma deve affrontare anche le criticità legate al riconoscimento dei titoli e alla qualità della preparazione.

I corsi INDIRE, regolati dal Decreto-Legge 36/2022, rappresentano un’opportunità per rispondere a questa esigenza, a patto che siano accompagnati da decreti attuativi e da un sistema di monitoraggio che garantisca standard elevati.

Il nodo dei titoli esteri

Una delle questioni più dibattute riguarda i docenti che hanno conseguito il TFA sostegno in paesi stranieri, come Spagna, Romania e Bulgaria, e la loro ammissione ai percorsi INDIRE. L’articolo 7 del decreto disciplina specificamente le condizioni di accesso per questi docenti, stabilendo criteri stringenti:

  • Riconoscimento pendente: I candidati devono aver avviato il procedimento di riconoscimento del titolo estero prima del 1° giugno 2024.
  • Contenziosi legali: In caso di ricorsi giurisdizionali in corso, i candidati devono rinunciare al contenzioso per accedere ai percorsi INDIRE.
  • Caratteristiche del titolo: I titoli esteri devono essere stati conseguiti presso università accreditate nei rispettivi paesi e devono dimostrare una formazione equivalente a quella italiana, con particolare attenzione alla selettività e alla modalità di erogazione dei corsi.

Questi requisiti mirano a garantire un livello di qualità adeguato, ma hanno sollevato critiche da parte di molti docenti che temono l’esclusione o ritardi nel riconoscimento dei loro percorsi.

Le implicazioni per i docenti italiani

La disciplina sui titoli esteri crea una netta distinzione tra chi ha già presentato istanza di riconoscimento entro 120 giorni dall’entrata in vigore del decreto e chi non lo ha fatto. Per i primi, l’accesso ai percorsi INDIRE sarà prioritario; per gli altri, saranno previste ulteriori edizioni dei corsi fino a dicembre 2025.

Un aspetto importante è che la rinuncia all’istanza di riconoscimento non comporta la revoca degli incarichi già conferiti. Questo significa che i docenti con contratti a tempo determinato o indeterminato potranno continuare a lavorare durante il percorso INDIRE, consolidando la loro posizione lavorativa.

Per garantire quindi il successo dei percorsi INDIRE, sarà fondamentale che il Ministero dell’Istruzione affronti con urgenza alcune questioni chiave:

  • Chiarezza normativa: Emanare i decreti attuativi che definiscano con precisione i requisiti di accesso e i contenuti formativi.
  • Riconoscimento dei titoli esteri: Creare un sistema trasparente e uniforme che valorizzi le competenze acquisite all’estero, evitando penalizzazioni.
  • Qualità formativa: Monitorare i percorsi INDIRE per assicurare standard elevati, in linea con le esigenze di inclusione scolastica.

I corsi INDIRE quindi rappresentano un passo significativo verso una scuola più inclusiva, ma la loro attuazione non è priva di sfide. Il futuro della formazione degli insegnanti di sostegno dipenderà dalla capacità del sistema educativo italiano di bilanciare l’urgenza di rispondere al fabbisogno di docenti qualificati con la necessità di garantire percorsi formativi rigorosi e di alta qualità.

Ci auguriamo a questo punto un’azione tempestiva e un dialogo costruttivo tra istituzioni, associazioni, sindacati e docenti, soli cosi sarà possibile superare le criticità attuali e costruire un sistema scolastico in grado di rispondere alle esigenze di tutti gli studenti.

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